Cresce la maturità digitale dei comuni capoluogo primi effetti dei progetti PNRR per le città italiane
da Roma – Si registrano i primi effetti sui territori dei progetti finanziati dal PNRR per la PA Digitale: aumentano i livelli di maturità digitale dei Comuni capoluogo, si riduce il gap Nord-Sud e tra grandi e piccole città, per la prima volta non si evidenziano amministrazioni con un basso livello di digitalizzazione. È quanto emerge della sesta edizione dell’“Indagine sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo” presentata oggi a FORUM PA 2024. La ricerca, realizzata da FPA, società del gruppo DIGITAL360, per Deda Next, società di Dedagroup, ha analizzato lo stato di avanzamento delle amministrazioni comunali italiane negli obiettivi di digitalizzazione individuati dalle strategie nazionali, secondo il modello Ca.Re. (Cambiamento Realizzato) di Deda Next. Un benchmark con cui i Comuni possono valutare il proprio grado di maturità e uno strumento operativo per misurare i risultati raggiunti e indirizzare nuovi investimenti per lo sviluppo di servizi digitali di nuova generazione.
Il risultato è una classificazione dello stato di maturità digitale di 110 amministrazioni capoluogo in base al loro posizionamento su tre dimensioni: l’offerta online di servizi (Digital public services), l’integrazione dei sistemi comunali con le piattaforme nazionali (Digital PA) e la maturità su dati e interoperabilità, misurata con il nuovo indice Digital Data Gov che sostituisce il precedente Digital Openness. In questa edizione, sono state integrate anche misurazioni sull’adozione delle piattaforme SEND (Piattaforma notifiche digitali) e PDND (Piattaforma Digitale Nazionale Dati).
Nell’indagine 2024, la grande maggioranza delle città monitorate (81 su 110) si colloca nelle fasce più elevate di maturità complessiva dell’indice Ca.Re. Nello specifico, 29 città sono a un livello “buono” di maturità digitale (Aosta, Arezzo, Bergamo, Bologna,Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Cesena, Cremona, Ferrara, Firenze, Genova,Livorno, Lodi, Massa, Milano, Modena, Nuoro, Padova, Parma, Pavia, Perugia,Piacenza, Pistoia, Reggio Emilia, Rimini, Roma Capitale, Siena, Udine). Altre 52 sono a livello “medio-alto” e le restanti 29 a un livello “medio-basso”, mentre nessuna si colloca al livello minimo. Un risultato dovuto soprattutto ai progressi negli indici Digital Public Services e Digital PA, mentre nel nuovo indice Digital Data Gov poche ancora le amministrazioni che hanno raggiunto il livello di maturità più elevato, trattandosi di un nuovo percorso in cui le città sono ancora all’inizio. L’indice Digital Data Gov, infatti, è stato profondamente rivisto rispetto alle precedenti edizioni dell’Indagine: l’indicatore relativo ai social network è stato sostituito con quello sull’interoperabilità, che misura il livello di adesione dei Comuni alla PDND, il cui lancio è relativamente recente. Queste modifiche costituiscono un ulteriore innalzamento dell’asticella, dopo quello già operato nell’edizione 2023, e riflettono i più elevati obiettivi di digitalizzazione a cui sono chiamate oggi le amministrazioni come effetto dei traguardi posti dal PNRR. L’obiettivo è offrire una fotografia dei percorsi di evoluzione dei Comuni conforme al mutato scenario di contesto.
Si riducono i gap territoriali e demografici. Tra le 29 città con un buon livello di maturità digitale complessiva troviamo, oltre a 5 Comuni metropolitani, 12 realtà medio-grandi (con una popolazione tra 100mila e 250mila abitanti), 9 città medie (tra 50mila e 100mila abitanti) e 3 piccole realtà (sotto i 50mila abitanti). Sebbene tale articolazione non differisca troppo da quella dello scorso anno, è importante evidenziare come la crescita delle realtà medie e piccole registrata nei primi due indici sia nettamente superiore a quella della precedente rilevazione. Analogamente, a livello geografico, si evidenzia un recupero del Mezzogiorno: le realtà del Sud a buon livello digitale sono 3, ma è evidente il progresso nello sviluppo dei servizi e nell’integrazione con le piattaforme nazionali, con 7 Comuni (erano 3 nel 2023) ad un buon livello di maturità nell’indice Digital Public Services e 8 (erano 0 nel 2023) nell’indice Digital PA.
“La ricerca evidenzia una crescita nella digitalizzazione dei Comuni italiani, con la novità di nessun capoluogo al livello più basso di maturità – afferma Gianni Dominici, Amministratore Delegato di FPA -. Si nota un deciso miglioramento negli indici dei servizi online e delle piattaforme nazionali, in una generale armonizzazione dei livelli di digitalizzazione e una riduzione dei gap tra territori, un fenomeno evidentemente legato ai primi effetti dei progetti PNRR per la PA digitale. La prossima grande sfida è quella della data governance, anche alla luce della stretta correlazione esistente tra questo tema e l’adozione dell’intelligenza artificiale. Il connubio tra completamento dei processi in atto e introduzione di nuovi paradigmi (come quello dell’IA) è infatti alla base per lo sviluppo di un nuovo modello di smart government, fondato proprio sulla capacità di interpretare al meglio i dati prodotti dalle diverse fonti per migliorare i servizi rivolti al territorio”.
“Il PNRR si sta confermando un’occasione unica per innovare il settore pubblico, sia per quanto riguarda gli enti locali, che per la PA centrale, che possono sfruttare la digitalizzazione per operare una rivoluzione della cultura del servizio al cittadino e alle imprese” ha commentato Fabio Meloni, CEO di Deda Next. “In questo senso, l’adesione alla PDND, che promuove la condivisione e l’interoperabilità delle informazioni tra le amministrazioni, è un tassello chiave per modernizzare definitivamente i servizi pubblici e favorire lo sviluppo di soluzioni innovative costruite sulla base di fonti certificate e univoche. I dati, quando sono interoperabili, diventano il motore di un’innovazione che ha al suo centro le persone, perché abilitano una PA puntuale ed efficace, alleata di cittadini e imprese, con un’offerta di servizi efficiente e facilmente accessibile, alla portata di tutti, proattiva nei confronti dell’utente. Una PA più equa. Per raggiungere questo traguardo dobbiamo costruire un ecosistema collaborativo in cui pubblico e privato condividono risorse e conoscenze per generare valore e benessere su tutto il territorio”.
Servizi digitali. Secondo l’indagine, migliora l’offerta dei servizi online erogati dai Comuni, sia in termini quantitativi che qualitativi. Ad esempio, a livello qualitativo, il numero di Comuni che rispettano almeno parzialmente i principali requisiti del template di sito comunale di Designers Italia è cresciuto dai 19 del 2023 ai 61 del 2024. A livello quantitativo, sul totale dei 25 servizi nella misura 1.4.1 del PNRR, ne sono mediamente disponibili 13 (erano 11 nel 2023), ma la media sale a 15 se si considerano anche SUAP e SUE (servizi reintrodotti in questa edizione dell’indagine).
Piattaforme nazionali. Si confermano i trend di crescita nell’adozione delle piattaforme abilitanti, un dato ormai costante dal 2021. Su 19 servizi monitorati, la media di quelli per cui è prevista l’autenticazione tramite SPID sale dal 6,9 del 2023 al 7,7 del 2024, mentre quelli con accesso CIE passano da 5,6 a 6,7. Le transazioni su pagoPA a marzo 2024 raggiungono i 67,7 milioni, contro i 46,1 dello stesso periodo dell’anno precedente, con un incremento pari al 47%. I Comuni che espongono servizi su appIO (almeno un servizio) sono 108 (uno in più rispetto alla rilevazione 2023), mentre i servizi erogati tramite l’app crescono dai 1.987 del 2023 ai 2.957 del 2024 (+49%). La neonata SEND, attivata a luglio 2023, può già contare l’adesione di 70 dei 110 Comuni capoluogo, con una media di 2 servizi di notifica integrati per città aderente.
Open Data. Salgono da 55 a 57 i Comuni capoluogo che pubblicano dataset sui loro portali, ma arrivano a 75 (+4 rispetto al 2023) se si considerano anche le città che pubblicano open data solo attraverso il portale della propria Regione. A livello complessivo, il numero di dataset rilasciati dai Comuni in formato aperto è 16.938, +2% rispetto al 2023. Tuttavia, il livello qualitativo, calcolato sulla base delle funzionalità dei portali Open Data, della loro integrazione con il portale nazionale dati.gov.it e della conformità dei dataset pubblicati al framework DCAT-AP it scende leggermente, passando da 10,2 del 2023 a 9,9 nel 2024 (su un massimo di 15).
PDND – Interoperabilità. Sebbene il lancio della PDND sia relativamente recente (ottobre 2022), la piattaforma ha visto una crescita progressiva, con 5.907 Comuni aderenti e oltre 6.500 e-services esposti sul catalogo. Tra questi ci sono 31 Comuni capoluogo, per un totale di 147 servizi esposti. Già 97 Comuni utilizzano e-services esposti da altre amministrazioni e fruiscono in media di 4,4 servizi tra quelli esposti sulla PDND. Complessivamente, l’e-service più utilizzato è il servizio di notifiche digitali di SEND (85 città capoluogo), seguito dal servizio di consultazione dei domicili digitali di INAD (46) e da quello di accertamento della residenza (24).